Il sostegno all'affitto in Emilia-Romagna: alcuni dati
Quali sono i principali risultati dei provvedimenti presi negli ultimi anni per supportare le famiglie in difficoltà con il pagamento dell’affitto? E’ questo il tema del webinar organizzato dalla Regione Emilia-Romagna il 12 aprile scorso, a cui ha partecipato la anche la cooperativa Risanamento.
La vicepresidente della Regione, Elly Schlein, ha sottolineato l’importanza dei provvedimenti di aiuto degli scorsi anni per ridurre la diseguaglianze e ha confermato anche per il 2022 l’interessamento della Ragione, che sta cercando le risorse finanziarie adeguate. Emerge la necessità di alloggi per una fascia intermedia del mercato immobiliare, che si colloca fra i canoni degli alloggi ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) e quelli del libero mercato - compresi i canoni concordati -, per la quale auspica un patto per la casa che coinvolga anche le grandi cooperative. Un accenno alla importanza in un futuro imminente delle comunità energetiche, che danno la possibilità di autoprodurre energia riducendo ulteriormente i costi della casa, ha concluso l’intervento della vicepresidente.
I relatori che si sono alternati durante il prosieguo del webinar hanno presentato molti dati di cui riassumiamo i principali. Tra il 2021 e i due anni precedenti il fabbisogno emerso dal Bando Affitto risulta in notevole aumento e, in questo caso, il fattore preponderante è legato alla pandemia. Il fabbisogno provvisorio è attestato a 52.423 nuclei famigliari nel 2021 di cui 15.753 a Bologna. Il 48,8% delle famiglie risultano occupate a tempo indeterminato e nel 60,2% dei casi i nuclei in graduatoria per il bando affitto 2021 hanno un contratto a canone concordato, che comunque non risulta sufficiente a limitare il disagio abitativo. Si viene a configurare quindi una tipologia sociale definita working poor class composta per il 58% da cittadini italiani e dal 42% da stranieri, il cui reddito medio è praticamente identico. Il numero globale di famiglie che hanno presentato una dichiarazione ISEE è aumentato del 16,4% tra i 2020 e il 2019, segnalando un potenziale peggioramento delle condizioni economiche della popolazione. Se limitiamo l’analisi ai soli nuclei famigliari in affitto, si rileva un aumento del 10,7% delle domande nelle fasce ISEE più “alte”, ovvero superiori a 9.360 euro, che corrisponde al limite massimo per accedere al reddito di cittadinanza. Negli anni sono aumentate le risorse disponibili per il Fondo Affitto, fornite da Stato e Regione, che globalmente sono state pari a 15 milioni di euro nel 2019, quasi 22 milioni nel 2020 e 57 milioni nel 2021. Il fondo per la Morosità Incolpevole, ha accolto 514 domande nel 2019, 333 nel 2020 e 425 nel 2021.
Nel dibattito che ha seguito la presentazione dei dati è intervenuta anche la Risanamento segnalando che gran parte degli abitanti delle case delle cooperative a proprietà indivisa si collocano nella fascia fra ERP e libero mercato individuata come degna di particolare attenzione dalla vicepresidente Schlein.
Una caratteristica delle indivise, di cui i decisori politici a volte si dimenticano, impedisce però ai loro inquilini l’impossibilità di accedere ad alcuni dei provvedimenti di aiuto per l’abitare. Giuridicamente le cooperative a proprietà indivisa non hanno dei veri e propri contratti d’affitto con i soci che abitano gli appartamenti, ma delle corrisposte di godimento che, a differenza dei primi, non vanno registrate all’Agenzia delle Entrate. Ciò, per esempio, impedisce l’accesso al fondo per la Morosità Incolpevole perché alle indivise non si applica la disciplina dello sfratto esecutivo giudiziario, bensì quella dell’esclusione da socio e conseguente obbligo di rilascio della casa per occupazione senza titolo. Il paradosso è che, nella sostanza, fra affitto e corrisposta nulla cambia: l’inquino paga sempre un somma in denaro, contrattualmente stabilita, in cambio di un alloggio, ma una sfumatura, in questo caso puramente formale, causa l’impossibilità di far valere dei diritti. Questi problemi sarebbero facilmente risolvibili inserendo una riga nell’elenco dei beneficiari dei provvedimenti in cui indicare “i soci delle cooperative a proprietà indivisa con contratto di corrisposta di godimento”. Basterebbero questi semplici parole per garantire un accesso paritario ai provvedimenti di sostegno a tutti i cittadini in difficoltà.